Fatte le doverose premesse che anche noi, qui a Re2, siamo garantisti (e lo siamo davvero) e quindi per noi chiunque è innocente sino a sentenza definitiva; e che, ovviamente, abbiamo piena fiducia nell’operato della magistratura (e chi siamo noi per poterci sottrarre a questa rituale professione di fede assai poco laica), ci sono un paio di aspetti che proprio non riusciamo a comprendere dello tzunami giudiziario che si sta abbattendo sull’urbanistica milanese. O per lo meno non riesco a comprenderli io.
Quando il Procuratore Capo di Milano, Marcello Viola, dice che il fenomeno indagato sarebbe “legato ad alcuni profili di incontrollata espansione edilizia” cosa significa quest’affermazione?
Ora, io sono laureato in economia, e pure gli esami di diritto obbligatori del corso di laurea li ho passati per il rotto della cuffia. Metto avanti le mani colme della mia ignoranza in materia. Ma esiste una fattispecie di reato che preveda “l’incontrollata espansione edilizia”? E in cosa consiste? O si tratta di una dichiarazione personale che esprime la non condivisione del Procuratore Capo della politica urbanistica del comune negli ultimi anni’
In questo caso, e senza stare a tirare in ballo Montesquieu e la separazione dei poteri, a chi tocca decidere se l’espansione urbanistica di una città è incontrollata?
In teoria dovrebbe essere la politica, e quindi i cittadini tramite il giudizio del voto. Certo la politica sui problemi dell’urbanistica a Milano è stata latitante, ma comunque non credo valgano principi di sussidiarietà, qualsivoglia sia l’ente o l’istituzione che li esercita.