Tiepidi volumi M&A nel food & beverage, ma il settore resta tenace

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Sono due le operazioni che hanno risvegliato il food & beverage italiano nell’estate 2025 una sicuramente cospicua, l’altra forse più affettiva: l’acquisizione di Kellogg’s da parte di Ferrero per 3 miliardi di euro e il ritorno in patria dei biscotti Plasmon, azienda fondata a Milano nel 1902, grazie a NewPrinces Group, quotata a Piazza Affari, che l’ha rilevata da Kraft Heinz per una cifra di 120 milioni di euro.

Eppure, il food & beverage sta soffrendo di una contrazione marcata dell’attività di M&A, con 33 deals in Italia nei primi cinque mesi dell’anno, in calo del 27% rispetto ai 45 dello stesso periodo del 2024. In particolare, si riducono le operazioni dei fondi di private equity (-38%), ancora più selettivi a causa delle dinamiche inflazionistiche e dell’aumento dei prezzi alimentari (+6% su base annua), che influiscono sugli acquisti dei consumatori, e dei rischi associati ai dazi.

Secondo la Voice of the consumer survey di PwC, il 33% dei consumatori è più incline ad acquistare alimenti salutisti. Una tendenza che si riflette anche sulle attività di M&A, stimolando operazioni in segmenti quali i formaggi freschi (Gioiella / I Freschi), salumi magri (Bresaole Pini / Vismara, Biolab / Brendolan), alimenti ad alto valore proteico e nutrizionale (Eurovo / Anna Alla Ltd e Waffelman) o “free from” (Di Marco / Galati), e conferma l’importanza strategica di presidiare la filiera animale (Eurovo / Granja Panilla). Operazioni come quella di Chequers / Gourmet Italian Food rispecchiano l’interesse crescente verso i prodotti semi-lavorati e i piatti pronti da parte dei consumatori.

La contrazione nella domanda di bevande alcoliche e zuccherate spinge i principali operatori a rivedere i propri portafogli, con deal mirati a colmare gap strategici, come nel caso di Alfin / Acqua Filette.

Nel mondo del vino le operazioni si focalizzano sul segmento biologico (Tenuta Ulisse / Cirelli La Collina Biologica), mentre proseguono le dismissioni di asset non core, come la cessione di Cinzano e Frattina da Campari al Gruppo Caffo, annunciata a giugno 2025.

Il bakery & confectionary si conferma il segmento più attivo per le operazioni di M&A, specialmente sui produttori di alimenti confezionati frozen o ambient e con un posizionamento a scaffale di convenienza (Valeo Foods / Freddi Dolciaria, Melegatti), apprezzati per l’elevato value for money e il prezzo unitario contenuto. Tra le principali operazioni si segnalano Vandemoortele / Lizzi, Idak Food Group AG / Sorrento Sapori e Tradizioni, Vergani / Scarpato (fonte PwC).

Parallelamente, il mercato M&A nel settore retail, in particolare nel grocery, continua a essere guidato da dinamiche di consolidamento, con molta vivacità per le operazioni di piccole dimensioni. L’attenzione del mercato è attualmente catalizzata da possibili riposizionamenti strategici di alcuni grandi operatori internazionali, tra cui Carrefour, al centro di rumors sempre più insistenti riguardo a una possibile uscita da mercati come Italia, Polonia e Belgio.

Un evento di tale portata potrebbe innescare un significativo riassetto competitivo nei Paesi coinvolti e nelle regioni chiave in cui è più presente Carrefour (Lombardia, Piemonte e Lazio), aprendo la strada a operazioni di acquisizione e ristrutturazione su larga scala, con impatti potenzialmente rilevanti sulla distribuzione delle quote di mercato e sulle strategie di posizionamento degli attori attivi nel food retail. In parallelo, PwC prospetta ulteriore dinamismo sulle catene del retail specializzato nei segmenti personal care e farmacie.

E, infine, nella ristorazione, il mercato M&A si concentra sul fast dining senza seduta, favorito da limitati investimenti iniziali e maggiori opportunità di riconversione; sul segmento lusso, trainato da investitori strategici e family office; e su turnaround di catene in difficoltà. Tra le operazioni della prima metà del 2025, PwC segnala: l’ingresso di Quattro R in Cigierre, la cessione di Temakinho a Black Arrow, gli investimenti di Lmdv Hospitality Group (con l’acquisizione del Twiga e le aperture a marchio Vesta), le aperture annunciate di Langosteria (in cui è investito Remo Ruffini tramite Archive) e l’acquisizione dello storico ristorante Il Caminetto di Milano Marittima da parte di PLT Holding, uno dei maggiori gruppi italiani indipendenti attivi nel settore dell’energia rinnovabile.

Il quadro, quindi, è di una tendenza che segue le richieste dei consumatori che, ormai da qualche anno, stanno guardando a prodotti salutari e proteici. Lo scenario della ristorazione vede i locali tenersi in equilibrio in attesa dello slancio turistico estivo, in un settore che soffre comunque la cronica mancanza di personale e un potere limitato di acquisto dalla componente domestica. E, infine, la ristorazione nel retail vede le food court sempre più magneti di clienti, capaci di attrarre e far loro trascorrere più tempo all’interno delle strutture commerciali.

Il tutto ha lo sguardo ben puntato sulla tecnologia, tanto che, secondo Emanuela Pettenò, partner e markets deals leader PwC Italia: “Gli operatori strategici nel Retail e nel Food punteranno sulla filiera e su asset tecnologici, investendo sulla customer experience, con piattaforme di marketing, e-commerce, sistemi di pagamento e soluzioni gestionali per l’inventario”.

Salute, esperienza e tecnologia come driver di un food & beverage, nelle sue diverse declinazioni, tiepido a livello di operazioni nella prima metà dell’anno ma comunque sotto i riflettori degli investitori per la sua natura tenace.

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