Solo il 7% delle abitazioni è assicurato contro i rischi catastrofali

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Il numero complessivo di polizze attive per il rischio incendio relativamente alle abitazioni civili (per il totale del mercato) al 31 marzo 2025 era pari a 12,3 milioni, in aumento del 5,8% se confrontato con l’anno precedente. A fronte dei 12,3 milioni di polizze risultavano somme assicurate pari a 4.484 miliardi, valore in aumento del 5,2% rispetto a quanto rilevato a marzo 2024 e del 13,3% rispetto al 2023.

il dato emerge dai documenti dell’assemblea Ania (Associazione nazionale fra le imprese assicuratrici) 2025.

Dalla rilevazione effettuata, per tutte le polizze attive è risultato che il 17,3% di queste prevede un’estensione per le catastrofi naturali, percentuale in aumento rispetto a marzo 2024 (16,4%). Rispetto al totale delle abitazioni, risulta che solo il 6,8% delle stesse ha in media una copertura assicurativa contro i rischi catastrofali.

“Nonostante circa il 94% dei comuni italiani sia a rischio frane, alluvioni o erosione costiera e il 40% degli edifici si trovi in zone sismiche medio-alte, la copertura assicurativa è ancora molto bassa: come detto solo il 7% delle abitazioni e delle imprese è protetto. Il messaggio è chiaro: l’assicurazione non è una tassa occulta, ma uno scudo di protezione necessario e strumentale alla sopravvivenza delle imprese.

In questo contesto è fondamentale aprire una riflessione approfondita su come arrivare a proteggere il patrimonio immobiliare anche delle abitazioni residenziali. Infatti, benché la casa rappresenti una componente rilevantissima della ricchezza delle famiglie italiane e circa l’80% dei nostri concittadini abitino in una casa di proprietà, la percentuale degli immobili coperti da assicurazione per i rischi di calamità naturale è solo, ormai lo sapete, del 7%. Un evento naturale di impatto rilevante, in questo caso, non sarebbe soltanto di grande portata per il tessuto economico e produttivo ma, in assenza di adeguate coperture finalizzate alla riparazione e alla ricostruzione, determinerebbe una profonda crisi di natura sociale”, si legge nella relazione del presidente di Ania Giovanni Liverani.

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