Il 66% degli investitori prevede di incrementare la propria allocazione su asset privati nei prossimi cinque anni; oltre il 90% detiene in portafoglio sia private equity sia private credit, in crescita rispetto al 45% del 2021.
Tra gli investitori che prevedono di aumentare l’allocazione sulle asset class alternative, le infrastrutture private e l’immobiliare privato hanno registrato l’incremento maggiore anno su anno e il 65% degli investitori che prevede di aumentare le allocazioni sul real estate si è concentrato sulle infrastrutture digitali.
Queste le maggiori evidenze dell’EQuilibrium global institutional investor survey di Nuveen, che esamina come l’evoluzione delle prospettive di mercato, delle questioni geopolitiche e climatiche stia influenzando le decisioni di asset allocation.
Secondo l’analisi, quindi, gli investitori istituzionali a livello globale stanno adottando un atteggiamento più propenso al rischio, alla ricerca di nuove opportunità in mercati di nicchia a fronte del mutare delle condizioni macroeconomiche.
“In linea con i riscontri che riceviamo ogni giorno dai nostri clienti, dall’indagine di quest’anno sono emersi tre temi chiave”, ha dichiarato Harriet Steel, global head of institutional di Nuveen (in foto). “In primo luogo, gli investitori stanno considerando come partecipare al prossimo ciclo del real estate; inoltre, i mercati privati avranno un ruolo sempre più importante nella costruzione dei portafogli, con quasi il 40% degli investitori alla ricerca di una più ampia selezione di asset manager che aiutino ad aumentare queste allocazioni; e infine, all’interno del comparto assicurativo, un segmento di clientela che presenta sfide e obiettivi unici, gli intervistati hanno indicato sia un maggiore interesse per la sofisticatezza e la specializzazione nei mercati privati rispetto allo scorso anno, sia una maggiore attenzione all’impact investing rispetto ad altri investitori”.
Il ritorno dell’interesse per il settore immobiliare e per i real asset
“Gli investitori istituzionali si stanno concentrando maggiormente sulle opportunità specifiche nei real asset. Il trend verso soluzioni di private market continua quindi ad accelerare, rafforzando il ruolo del settore immobiliare e delle infrastrutture come componenti fondamentali dei portafogli istituzionali”, ha dichiarato Steel. “Le opportunità di crescita a lungo termine sono tornate al centro dell’attenzione degli investitori che stanno rivalutando l’attraente potenziale di rendimento e la protezione dall’inflazione che caratterizzano il settore immobiliare e quello delle infrastrutture, in un contesto caratterizzato da persistenti preoccupazioni per i deficit, la politica commerciale e i rischi di inflazione strutturale”.
Le infrastrutture private e il real estate privato hanno registrato i maggiori aumenti su base annua nella percentuale di investitori che prevede di aumentare le proprie allocazioni, passando rispettivamente, dal 35% e 24% nel 2024, al 50% e 37% nel 2025. Inoltre, gli investitori presentano un approccio sempre più selettivo, guardando a specifiche aree ad alta crescita all’interno di entrambi i mercati, come i data center e il debito infrastrutturale privato.
I data center sono emersi come una priorità assoluta, con il 65% degli investitori che prevede di aumentare gli investimenti nel settore immobiliare focalizzato sulle infrastrutture digitali, un riflesso della rapida espansione del cloud computing e della domanda guidata dall’intelligenza artificiale. Le iniziative governative volte alla modernizzazione e alla sostenibilità stanno ulteriormente alimentando l’interesse degli investitori per le infrastrutture. Oltre il 30% degli investitori che prevede di aumentare l’allocazione sugli asset obbligazionari privati sta valutando il credito per le infrastrutture energetiche.
Le assicurazioni dell’area Emea hanno mostrato particolare convinzione verso il settore immobiliare privato, con il 46% di questa coorte che prevede di aumentare gli investimenti nei prossimi due anni, rispetto al solo 27% dello scorso anno.
In Europa, il maggiore interesse proviene dagli investitori tedeschi, dove più della metà (51%) prevede di aumentare gli investimenti nel settore immobiliare privato rispetto al 24% dello scorso anno.
I mercati privati al centro della costruzione dei portafogli
Gli investitori istituzionali continuano ad approfondire il loro impegno sui mercati privati, con il 66% che prevede di aumentare gli investimenti in private asset nei prossimi cinque anni. Oltre il 90% detiene sia private equity che private credit, in forte aumento rispetto al 45% del 2021, a sottolineare il ruolo crescente dei mercati privati nei portafogli istituzionali.
“I flussi nei mercati privati rimangono resilienti, con finanziamenti provenienti da deflussi da asset pubblici, riserve di liquidità e nuovo capitale”, ha affermato Steel. ‘Anche coloro che stanno modificando le proprie allocazioni sui mercati privati stanno principalmente riallocando le risorse, e non uscendo dal segmento.”
Le infrastrutture private, il private credit e il private equity continuano ad attirare un notevole interesse, con quasi la metà degli investitori che prevede di incrementare le allocazioni in queste aree. All’interno di queste categorie, gli investitori hanno indicato il private equity come il segmento in cui prevedono di incrementare maggiormente l’esposizione.
Sta emergendo anche una tendenza verso l’obbligazionario a più alto rendimento e più alto rischio, con l’obbligazionario privato al centro dell’attenzione. Quasi la metà degli intervistati sta esplorando nuove aree di nicchia nel credito privato, come il credito per le infrastrutture energetiche e il finanziamento di fondi (ad esempio, il NAV lending).
Con l’aumento delle allocazioni su asset alternativi, quasi il 40% degli investitori sta ampliando la propria selezione di asset managers per far fronte alla crescente complessità e specializzazione.
Gli investitori che detengono allocazioni più elevate su asset alternativi sono più propensi ad avere team di investimento dedicati. Questo indica un passaggio verso un processo decisionale sempre più sofisticato all’interno degli investimenti nei mercati privati.
Gli assicuratori guardano ai mercati privati e agli investimenti a impatto
Gli assicuratori si stanno orientando verso la crescita strategica e la specializzazione. Sebbene continuino a prestare attenzione ai rischi geopolitici e alla volatilità dei mercati, gli assicuratori esprimono per il 2025 meno preoccupazione per la crescita economica e i rischi di recessione rispetto al 2024.
Questa fiducia si riflette nella loro lungimiranza e nelle prime mosse che evidenziano una riformulazione delle loro idee sui mercati dei capitali, con solo il 27% che ha modificato quest’anno la propria metodologia a causa del cambiamento dei fondamentali, in calo rispetto a più della metà in ciascuno degli ultimi due anni.
Con gli assicuratori che guardano al di là dei rischi a breve termine, le allocazioni sui mercati privati continuano ad aumentare, con quasi sette investitori su dieci (69%) che prevedono un aumento dell’esposizione nei prossimi cinque anni. Il credito privato rimane un’area di particolare interesse, con gli assicuratori che non solo stanno aumentando le allocazioni sul debito immobiliare privato (45%), ma stanno anche incrementando la loro esposizione a opportunità di nicchia, tra cui il credito per le infrastrutture energetiche (46%), i titoli garantiti da asset privati (34%) e il finanziamento di fondi (26%). Questi cambiamenti sottolineano un crescente interesse per la complessità e le strategie di miglioramento del rendimento all’interno dei portafogli assicurativi.
Gli assicuratori stanno inoltre evolvendo il loro approccio all’investimento responsabile, ponendo maggiore enfasi sulle metriche di impatto positivo e sul benchmarking rispetto agli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite. Attualmente, il 93% incorpora o prevede di incorporare fattori di impatto ambientale e sociale nelle proprie strategie di investimento, un segnale della continua evoluzione verso approcci misurabili e orientati ai risultati. Oltre la metà (55%) dichiara di destinare una sezione separata del proprio portafoglio agli investimenti a impatto, rispetto al solo 26% dell’indagine del 2023.
“Gli assicuratori stanno dimostrando un approccio sempre più sicuro e sofisticato alla costruzione del portafoglio, bilanciando l’esposizione a lungo termine ai mercati privati con un impegno verso investimenti orientati all’impatto”, ha affermato Steel. ‘La loro attenzione si sta spostando verso opportunità mirate nel credito privato, nelle infrastrutture e negli investimenti orientati alla sostenibilità’.
Questa evoluzione della strategia evidenzia come gli assicuratori siano degli investitori istituzionali lungimiranti, che sfruttano i mercati privati e gli approcci orientati all’impatto per navigare un panorama finanziario in continua evoluzione.
Bilanciare il pragmatismo e il progresso nelle priorità ambientali
Gli investitori istituzionali stanno affrontando la duplice sfida di affrontare il rischio climatico e cogliere opportunità di rendimento interessanti.
Stanno adottando una visione più equilibrata e pragmatica della transizione energetica, con il 73% degli intervistati che concorda sul fatto che il fabbisogno energetico a breve termine non può essere soddisfatto senza incorporare fonti energetiche sia tradizionali che rinnovabili.
“Stiamo assistendo a un passaggio verso strategie che combinano gli aspetti pratici del fabbisogno energetico attuale con le ambizioni di un futuro sostenibile”, ha affermato Steel.
Sebbene sia inferiore il numero di investitori che considera inevitabile la transizione verso un’economia a basse emissioni di CO2 (il 61% rispetto al 79% nel 2022), l’impegno verso l’energia pulita rimane costante, con la maggior parte delle istituzioni che danno priorità all’energia pulita e alla riduzione delle emissioni di CO2 come parte degli obiettivi per emissioni nette pari a zero o per cogliere interessanti opportunità di rischio-rendimento.
Nel complesso, il 44% degli investitori istituzionali si è impegnato a raggiungere l’obiettivo di zero emissioni nette, mentre un altro 25% prevede di farlo nei prossimi 12 mesi. Anche tra il 30% circa che non intende assumere impegni su questo fronte, la maggioranza (64%) dichiara di continuare a investire in strategie di energia pulita o di ridurre le emissioni di CO2 nei propri portafogli.
Le tappe intermedie stanno guadagnando terreno: più della metà degli investitori (51%) con obiettivi di emissioni nette pari a zero ha fissato target intermedi per il 2030, mentre il 37% ha stabilito parametri di riferimento per il 2025 che guideranno i progressi a breve termine. La stragrande maggioranza degli investitori con obiettivi per il 2025 (95%) dichiara di essere sulla buona strada o parzialmente sulla buona strada per il loro raggiungimento.
Sebbene il 45% degli investitori identifichi la perdita di biodiversità come uno dei primi cinque rischi economici, solo tre su dieci stanno prestando maggiore attenzione all’interno dei loro portafogli ai temi legati alla natura. Ciò riflette probabilmente il fatto che gli investimenti legati alla natura rappresentino ancora un’area in via di sviluppo, con molti interlocutori che si stanno formando per migliorare la loro comprensione a riguardo.
Tra coloro che danno priorità agli investimenti nature-based, il 79% è alla ricerca di strategie che vadano oltre la sostenibilità per mitigare in modo proattivo il degrado ambientale. Settori come la gestione dell’acqua e dei rifiuti, la riduzione dell’inquinamento e il riciclaggio stanno emergendo come opportunità chiave, offrendo un duplice vantaggio di mitigazione del rischio ambientale e potenziali di rendimento interessanti.