Negli ultimi anni, il rapporto tra e-commerce e logistica nel nostro Paese ha subito trasformazioni profonde e radicali, posizionandosi al centro di dinamiche economiche e territoriali di grande complessità. Ad approfondire questo e altri cambiamenti in corso nel settore è oggi con Requadro Jean-Luc Saporito, managing director Italy del Gruppo Panattoni, uno dei più grandi sviluppatori di spazi logistco-industriali al mondo che opera attraverso 26 filiali suddivise tra America del Nord, Europa e India. Panattoni è il primo sviluppatore di magazzini logistici in Europa, e tutti i progetti della società realizzati nel continente dal 2021 al 2023, che coprono un’area complessiva di 14 milioni di metri quadrati, sono dotati di certificazioni sostenibili o si trovano in fase di certificazione.
Domanda: Com’è cambiato negli ultimi anni il rapporto tra e-commerce e logistica? Dove si andrà nel 2025?
Risposta: L’e-commerce rimane sempre un tema di grande attualità per la logistica, e continua a rivelarsi un importante generatore di richieste di nuovi spazi sia in Italia sia in Europa. Nel nostro Paese, dove ha una penetrazione intorno al 12%, ha ancora un ampio margine di crescita. È vero che durante il covid ha avuto una spinta molto forte e oggi sta vivendo un piccolo rallentamento, ma il trend rimane positivo anche in previsione del 2025. Attualmente c’è più richiesta di spazi per e-commerce nel centro-nord, ma non perché al sud non ci siano i consumi. Il punto è che i grandi player cercano di servire il sud a partire dal centro Italia. Prendiamo Amazon: il luogo più a sud dove la società si è spinta per un centro di distribuzione è San Salvo, in provincia di Chieti in Abruzzo, e per il momento non sembra intenzionata a scendere in altre regioni del Mezzogiorno.
D: Quali sono altri trend, sviluppi e novità del mercato logistico da tenere in considerazione?
R: Da tenere in considerazione è sicuramente la Legge regionale della Lombardia (Legge n.15 del 2024) che disciplina gli insediamenti logistici di rilevanza sovracomunale (ovvero i grandi progetti). È un adeguamento che va dal macro al micro: prima la Regione decide dove si può fare logistica e con quali strumenti; poi le Province devono adeguare il proprio Ptcp (Piano territoriale di coordinamento provinciale) alle leggi della Regione; e in ultimo i Comuni adeguano i piani ai propri territori. Questo decreto legge, approvato da pochi mesi, avrà un impatto pesante almeno per i prossimi due anni, con il rischio che molti progetti possano subire ritardi o addirittura non essere realizzati. Ed è probabile che molte altre regioni seguano le tracce della Lombardia, applicando queste regole che impongono dove fare o dove non fare logistica.
Un secondo trend da osservare è la competizione che si sta creando sui terreni industriali per realizzare data centre o spazi logistici. Con la crescita esponenziale dell’intelligenza artificiale in Italia e in Europa, la richiesta di data centre è in aumento e molti terreni che a volte non funzionano per la logistica o sono troppo cari, vengono ceduti a chi realizza spazi per data centre. Certamente il settore è più remunerativo, ma il lato economico non è l’unico motivo di questa crescita: i data centre possono anche essere un modo per risolvere problemi ambientali, di terreni dismessi, in disuso e non facilmente convertibili dalla logistica.
D: Parlando invece di logistica last mile, quali sono le sfide dell’Italia?
R: Sono due le cose principali da considerare. La prima riguarda la rigenerazione urbana. Essendo i progetti last mile molto vicini alla popolazione, è importante capire come riconvertire le aree dismesse e renderle a beneficio della popolazione, presentando attenzione a elementi come traffico, viabilità, qualità dell’aria e impatto ambientale. La città metropolitana di Milano ha deciso che ogni logistica sopra una certa soglia vada sotto “concertazione”, che significa che tutti i comuni contigui a un intervento last mile di dimensioni rilevanti devono essere coinvolti e consultati. Il punto è che spesso i comuni non hanno interesse a collaborare quando un intervento si trova nell’area di competenza di un altro comune. È difficile mettere d’accordo più comuni per ottenere approvazioni e permessi. Ecco allora che interviene la Provincia per spingere a collaborare e accorciare i tempi, che altrimenti si allungherebbero a dismisura.
Una seconda sfida riguarda la potenza elettrica, perché spesso i last mile hanno un maggiore consumo elettrico. I van, infatti, sono elettrici e hanno bisogno di molta potenza per essere ricaricati. Alcuni last mile, per esempio, sono utilizzati per consegne di prodotti a temperature controllate, e questo fa sì che il consumo aumenti ulteriormente. A volte, però, manca una rete elettrica adeguata. Prima di fare un intervento sarebbe quindi necessaria una maggiore attenzione agli adeguamenti.
D: Panattoni e il 2025: quali sono i progetti in pipeline e gli obiettivi della società per l’anno prossimo?
R: Una delle prime cose che abbiamo in programma è avviare un importante sviluppo in Lombardia. Si tratta di un progetto di 64.000 mq di superficie locativa che sarà annunciato a breve e per il quale stiamo aspettando il permesso a costruire a giorni. Abbiamo diversi progetti in pipeline, e come strategia li guardiamo principalmente in ottica build to suit o build to own. Consideriamo tutto il territorio nazionale: abbiamo progetti nel centro e nel sud Italia, e altri nel nord, per lo più in Lombardia, dove dovremmo capire come adattarci alla legge regionale di cui ho parlato in precedenza. Tutti i nostri nuovi immobili avranno inoltre le migliori certificazioni sostenibili. Il nostro obiettivo è quello di realizzare costruzioni all’avanguardia tecnologica e ambientale, capaci di durare nel tempo e in grado di dare un valore aggiunto sia all’utente finale (per i bassi consumi), sia ai lavoratori (per il confort degli spazi), sia all’investitore (che deve avere un prodotto di qualità), sia al territorio (che potrà disporre dei benefici sociali ed economici dell’intervento).