In un settore in cui sostenibilità e innovazione sono oggi imprescindibili, Claudio Cont, ceo di REbuilding network, racconta a Requadro come la nota rete italiana per la riqualificazione integrata di edifici abbia adottato un approccio all’avanguardia per trasformare il real estate, puntando su tecnologie e pratiche ESG. Con l’obiettivo di integrare strategie sostenibili in tutto il ciclo di vita degli edifici, REbuilding network punta a creare progetti che non solo riducano le emissioni, ma che promuovano anche inclusione e benessere nelle comunità. A seguire un’ampia panoramica su alcuni di questi importanti aspetti.
Claudio Cont sarà sarà tra i protagonisti dell’evento “E.S.G.: i valori della sostenibilità nel Real Estate”, promosso da Requadro, in collaborazione con Schneider Electric e con il supporto di Redpoint, in programma il 20 novembre a Milano presso Fondazione Tog in via Livigno.
Domanda: La sostenibilità ambientale è uno dei pilastri fondamentali della progettazione ESG. In che modo REbuilding network integra pratiche sostenibili e a basso impatto ambientale nelle sue attività di rigenerazione urbana? Quali sono i vostri obiettivi in termini di riduzione delle emissioni e di utilizzo di materiali ecocompatibili?
Risposta: REbuilding network si propone di apportare valore al settore del real estate, puntando sull’integrazione delle performance ESG nei processi di rigenerazione urbana, sviluppo immobiliare e gestione di asset. L’obiettivo è configurare un mix tecnologico che risponda agli obiettivi di sostenibilità, ottimizzando sia la componente impiantistica sia l’involucro edilizio, e offrendo soluzioni industriali capaci di elevare le performance ambientali. Dall’iniziale promozione dell’efficienza energetica, siamo passati a integrare nuovi valori, come il comfort e le funzionalità avanzate, per creare ambienti sempre più orientati alla componente “s” (sociale) dell’ESG. Oggi ci impegniamo a coprire tutte e tre le dimensioni ESG, con un focus sulla decarbonizzazione come obiettivo prioritario. La componente tecnologica, infatti, diventa fondamentale tanto nella scelta dei materiali quanto nella gestione impiantistica. Il nostro obiettivo è supportare progetti ambiziosi in termini di riduzione delle emissioni e miglioramento delle performance. Le nostre tecnologie consentono di raggiungere i più alti standard di mercato, fino al raggiungimento di obiettivi nZEB, in linea con le normative vigenti. REbuilding network ha scelto di strutturarsi in una configurazione a rete proprio per riuscire a proporre un metodo di approccio integrato alla riqualificazione, in grado di rendere al meglio e portare un reale valore aggiunto ai propri clienti.
D: L’aspetto sociale è di fondamentale importanza, soprattutto per il valore che è in grado di creare nelle comunità locali. Quali sono le vostre strategie per garantire che i progetti di riqualificazione di REbuilding network rispondano ai bisogni sociali? Potrebbe farci un esempio di progetto in cui avete migliorato l’inclusione sociale o l’accessibilità?
R: I risvolti sociali dei progetti di investimento immobiliare in ottica ESG sono parte costitutiva dei processi di rigenerazione urbana, sostanziali, ineludibili. Uno dei grandi equivoci dell’ESG è lo sbilanciamento del discorso sulla prima lettera dell’acronimo e, dunque, sui temi ambientali. In realtà il nostro ambito di studio nasce con l’intenzione di dare pari dignità alle tre direttrici di azione. L’attenzione alla persona, che viene messa al centro dei processi di progettazione e di gestione di tutto ciò che intende “essere” ESG-compliant, è fondamentale. Si tratta di un’attenzione che si focalizza sul singolo individuo, i suoi desideri, le sue necessità, il suo benessere. L’aspetto sociale è diventato dunque una priorità strategica per REbuilding network, in quanto riteniamo che il settore real estate, e in particolare i progetti di rigenerazione urbana, abbiano un impatto sociale intrinseco. Dal punto di vista tecnologico, questo impegno richiede un’attenzione speciale per promuovere inclusione, qualità ambientale interna e accessibilità a nuovi servizi di comunità. Per rispondere a questi obiettivi, lavoriamo con un mix di competenze tra i nostri partner: da un lato, adottiamo soluzioni avanzate di building automation che aumentano l’intelligenza dei sistemi tecnologici, migliorano l’efficienza degli edifici e introducono nuove funzionalità orientate al benessere delle persone; dall’altro lato, introduciamo modelli di riferimento e approcci di gestione comunitaria, supportati da competenze specifiche di community management, che aiutano a creare un ambiente vivo e attivo all’interno dell’edificio. Questi modelli favoriscono l’adozione delle tecnologie e ne permettono l’aggiornamento continuo in base alle esigenze reali degli utenti. Un progetto molto significativo su cui abbiamo potuto offrire il nostro contributo dove la componente “s” è di assoluto rilievo è sicuramente Quartiere Giardino di Palladium. Le soluzioni di gestione della comunità unitamente all’applicazione di soluzioni smart hanno creato un quartiere nuovo alle porte di Milano, a Cesano Boscone, e realizzato una riduzione di vacancy molto significativa per il landlord.
D: E infine la governance, l’ultima lettera dell’acronimo ESG, essenziale anch’essa per garantire la trasparenza e la responsabilità in ogni iniziativa immobiliare. Quali criteri e pratiche di governance implementa REbuilding network per assicurare che i progetti rispettino elevati standard etici e di responsabilità?
R: La governance è una componente essenziale per assicurare trasparenza, responsabilità e un approccio etico in ogni progetto immobiliare, garantendo che tutte le nostre iniziative rispondano ai più elevati standard. Dal punto di vista corporate, le aziende che compongono REbuilding network sono soggette alla normativa della CSRD, pertanto hanno tutte come primo pilastro strategico la massimizzazione delle proprie performance ESG sia per quanto concerne l’impatto di riduzione di CO2 sia per la componente sociale rivolta ai propri stakeholder. La governance invece dei processi immobiliari appare ancora limitata a concetti di trasparenza e correttezza nei rapporti tra landlord e tenant. Noi abbiamo provato ad esplorare nuovi meccanismi di regolamentazione di tale rapporto in funzione del mantenimento delle performance anche sugli altri aspetti. Lo strumento delle “Green Clause” nei contratti di locazione ci sembra degno di menzione in quanto rappresenta una garanzia di focalizzazione nella gestione di portafogli immobiliari per il mantenimento condiviso di performance, sicuramente ambientali, ma con impatti che possono già verificarsi anche sulla componente “s”.
D: Nella riqualificazione urbana, è cruciale anche l’innovazione tecnologica per rispondere agli obiettivi ESG. In quali tecnologie o metodologie innovative sta investendo REbuilding network per migliorare l’efficienza energetica, la resilienza e la sostenibilità dei suoi progetti?
R: Un approccio integrato alla riqualificazione immobiliare, che metta a fattor comune competenze e in sinergia tra loro processi e soluzioni tecniche, è la nostra leva strategica principale. L’integrazione dei processi di riqualificazione, ricondotta a diversi step fondativi di un metodo della riqualificazione che porti gli edifici ad aumentare il valore non solo commerciale, ma anche e soprattutto sociale, è uno dei pilastri della nostra mission. Un pilastro è fondato sulla centralità del progettista come attore protagonista, come regista dell’intero processo di restituzione di valore agli immobili attraverso una riqualificazione che parta dall’instillare “intelligenza attiva” all’interno degli edifici: tecnologia, dati, capacità di analisi che portino ad un’evoluzione in senso digitale della gestione. Altro pilastro sono le nostre tecnologie, che si integrano in funzione degli obiettivi reali di progetto nonché dai vincoli che ne derivano. Combiniamo da un lato soluzioni per l’involucro edilizio, sia per quanto concerne i materiali da costruzione sia per la componente trasparente di facciata con soluzioni tecnologiche impiantistiche che riducano l’impatto energetico degli edifici e massimizzino le sue funzionalità in termini di gestione e performance. Gli edifici contribuiscono per più di un terzo delle emissioni mondiali di CO2 e se facciamo uno spaccato della loro contribuzione, circa il 30% delle emissioni sono “embodied”, quindi legate ai materiali di costruzione utilizzati, mentre il 70% sono “operational”, ovvero correlate alla gestione della vita dell’edificio stesso. Da sempre REbuilding network pone anche la sua attenzione nel supportare la value chain nei percorsi di decarbonizzazione che mirano ad agire sui due principali contributori: da un lato l’attenzione da parte delle società costituenti all’utilizzo di materiali riciclati, in assenza di materiali dannosi per le persone e per l’ambiente, con certificati che attestano quanto dichiarato; dall’altro una spinta importante all’utilizzo della tecnologia a servizio degli occupanti, per far sì che l’energia sia utilizzata al meglio e solo quando serve. Tutto ciò porta una naturale inclinazione all’ottenimento dei principali standard di sostenibilità su base volontaria sul mercato, che non solo strizzano l’occhio alla riduzione degli Opex e alla riduzione della CO2/mq, ma danno anche un valore maggiore agli asset stessi. Infine, un efficace sistema di monitoraggio delle prestazioni garantisce il mantenimento dei risultati promessi e la capacità da parte dell’asset, quando anche la normativa sarà pronta, di evolvere dall’essere un consumer all’essere un prosumer.
D: L’impatto di un progetto non si limita alla sua fase di costruzione, ma si estende al ciclo di vita dell’intera struttura. Quali misure implementate per monitorare e migliorare la sostenibilità dei vostri progetti una volta completati? Collaborate con le comunità locali per assicurare un impatto positivo anche nel lungo termine?
R: Oggi il settore real estate non può più prescindere dal considerare la gestione parte integrante dei propri processi di sviluppo. L’impatto di tale fase è sostanziale ed è il momento in cui si manifestano i maggiori impatti e dove si possono misurare le reali performance generate. In un contesto simile, l’intelligenza tecnologica di sensori, reti e dispositivi supporta un’infrastruttura che si occupa di raccoglierli, misurarli, leggerli e fornire le basi per anticipare le esigenze delle persone. Ci troviamo di fronte a un panorama in cui è possibile immaginare, costruire ed erogare servizi prima non utilizzati. I dati permettono infatti di gestire al meglio l’impatto ambientale e la sostenibilità degli edifici, garantendo un uso più efficiente dell’energia, una minore dispersione. Inoltre, progettare in modo smart comporta una riconsiderazione degli elementi sociali dell’architettura, restituendole l’importanza che a volte sembra aver perso. Immaginare nuovi spazi di lavoro e di vita, lavorare sui concetti di comunità, inclusione, innovazione sociale e benessere: sono tutte nuove attività sul tavolo dell’architetto. Partiamo dall’inizio, dalla fase di misura: è necessario misurare consumi energetici, variabili ambientali, elementi strutturali. Di fatto, questo già accade da qualche anno grazie alle tecnologie Internet of Things, con – ad esempio – i quadri elettrici intelligenti, che al loro interno già rendono disponibili sistemi per il monitoraggio energetico, l’auto-diagnostica e il comando delle apparecchiature. Possiamo però pensare anche ai Building Management Systems, in grado integrare al meglio tutta la rete di sensori ambientali all’interno degli edifici e automatizzare la regolazione di luci e aria calda/fredda in base a parametri stabiliti di temperatura, umidità, CO2 nell’aria. Di fatto, i sensori stessi che comunicano tra loro in queste reti di dati sono ormai dei veri e propri sistemi di misura a più dimensioni: forniscono dati su tutte le varianti ambientali e strutturali degli edifici oppure sui livelli di inquinamento da radon, fumo, VOC, eccetera. Questa grande mole di dati di cui già oggi abbiamo disponibilità acquisisce un reale valore che ne determina il pieno potenziale nel momento in cui si trasforma da una semplice misura ad un’informazione strutturata a supporto delle decisioni sulla gestione e l’esercizio di un edificio: ecco la funzione fondamentale che determina quanto tutto il sistema è smart. Non solo: grazie all’intelligenza artificiale è possibile elaborare modelli di previsione di come sarà lo stato dell’edificio e degli impianti (e i costi connessi) in futuro, e quindi adeguare le scelte – di manutenzione, gestione operativa o anche di investimento – in base allo scenario più idoneo. Da tempo REbuilding network ha colto questa necessità. Per trasformare misure e dati in informazioni utili per prendere decisioni Schneider Electric – socio fondatore di REbuilding network – offre soluzioni di advisor su tutti i sistemi tecnologici di un edificio, contenuti nella piattaforma ExoStruxure: Asset Advisor, Building Advisor, Workplace Advisor, Microgrid Advisor, Resource Advisor. Il compito di questi sistemi analitici avanzati è di fornire insight sui sistemi tecnologici, con report strutturati, per comprendere lo stato e l’evoluzione di quadri elettrici, delle apparecchiature HVAC, dell’utilizzo dello spazio interno, della smart-grid, o delle risorse energetiche impiegate. Oltre, ovviamente, a quelli di tutti i sistemi tecnologici presenti nell’edificio. Insieme a questi “cruscotti” visivi, gli advisor forniscono allarmi ai manutentori quando i sistemi e le apparecchiature entrano in uno stato di rischio che può preludere al fermo impianto.
La partecipazione al convegno del 20 novembre è gratuita previa iscrizione.
Per iscriversi inviare una mail all’indirizzo: info@requadro.com – Scarica il Programma del convegno Esg- 20 novembre ’24